Nel cuore pulsante del mito, già molto prima che circuiti e algoritmi prendessero forma, l’essere umano sognava – o temeva – la possibilità di creare un’intelligenza altra, capace di eguagliarlo o persino superarlo.
Dalla leggenda di Pigmalione a quella di Prometeo, il desiderio di infondere la vita nell’inanimato è un archetipo ricorrente. Tanto potente da plasmare l’immaginario collettivo ben prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale.
Letteratura e intelligenza artificiale
La letteratura è da sempre laboratorio anticipatore delle inquietudini e delle utopie del presente. E in quanto tale ha esplorato il tema dell’intelligenza artificiale con grande lucidità.
Mary Shelley, nel suo Frankenstein,1 mette in scena il primo “uomo artificiale” della narrativa moderna.
La creatura interroga così il cuore stesso della responsabilità creativa: «Tu sei il mio creatore, ma io sono il tuo padrone; obbediscimi».
La voce della creatura sfida non solo il suo artefice, ma anche il lettore, ricordandoci che ogni creazione porta in sé un’ombra che può sfuggire al controllo.
Intelligenza artificiale: dubbi e perplessità
Quasi due secoli dopo, l’irruzione concreta dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana sembra avverare molte delle profezie letterarie.
Oggi ChatGPT può scrivere poesie, il robot umanoide Sophia può sostenere conversazioni articolate, e le reti neurali possono imitare voci umane e produrre immagini mai esistite. Eppure, ciò che affascina – e inquieta – non è tanto la capacità computazionale, quanto la domanda ontologica che ne scaturisce.
Che cosa significa essere umano, quando un’intelligenza creata dall’uomo può imitare, o addirittura migliorare, le sue attività più “creative”?
Non a caso, la letteratura cyberpunk – da Philip K. Dick a William Gibson – ha da tempo posto questa domanda al centro della sua poetica.
In Do Androids Dream of Electric Sheep?,2 Dick si chiede se la coscienza possa essere ridotta a un algoritmo, e con essa l’empatia, il sentimento, la memoria. La letteratura, ancora una volta, si fa specchio e speculazione, anticipando un dibattito che oggi si articola tra filosofia, scienza, etica e diritto.
Come ha scritto Italo Calvino in una delle sue Lezioni americane3
«il computer non è in grado di sostituire lo scrittore, ma può aiutarlo a porsi nuove domande».
L’IA può essere uno strumento utile
L’intelligenza artificiale può diventare uno specchio critico attraverso cui ripensare la creatività, la scrittura, la coscienza.
Ma perché ciò accada, è necessario che le scienze umane rivendichino il proprio ruolo nel dibattito contemporaneo, evitando la tentazione di rifugiarsi in torri d’avorio.
Se la letteratura ha saputo prevedere l’IA, forse è perché essa stessa è una forma di intelligenza artificiale. Non nel senso tecnico, ma in quello poetico: un costrutto dell’umano che vive, evolve e risponde.
Nell’era degli algoritmi, leggere diventa allora un atto politico e poetico insieme, capace di ricordarci che l’umano non si esaurisce nella replica, ma nella tensione inesauribile verso l’ignoto.

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Note
- Mary Shelley, Frankenstein; or, The Modern Prometheus (1818). La frase «Tu sei il mio creatore, ma io sono il tuo padrone; obbediscimi» non è una citazione testuale, ma una parafrasi del confronto tra il Dottor Frankenstein e la Creatura, che nel romanzo rivendica la propria autonomia e chiede al suo creatore di assumersi le responsabilità della propria opera. ↩︎
- Philip K. Dick, Do Androids Dream of Electric Sheep? (1968). Il romanzo affronta il tema della coscienza artificiale, ponendo domande su cosa significhi essere umani e se l’empatia – misurata attraverso il test Voigt-Kampff – sia l’unica discriminante possibile tra esseri umani e androidi. ↩︎
- Italo Calvino, Lezioni americane (1988). La citazione «il computer non è in grado di sostituire lo scrittore, ma può aiutarlo a porsi nuove domande» è una sintesi del pensiero espresso da Calvino nella lezione sulla “consistenza”, dove l’autore riflette sul ruolo della tecnologia come stimolo alla creatività letteraria, non come sostituto dell’immaginazione. ↩︎

